War Games

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War Games

Nel noto film War Games del 1983 un ragazzo anziché entrare in una nota casa di videogiochi entra nel computer del NORAD, rischiando di scatenare la terza guerra mondiale.

A distanza di 40 anni il ragazzo è cresciuto, ha fatto carriera e ha preso un ruolo a scelta tra i noti presidenti di potenze mondiali e ministri degli esteri che, invece di introdursi in sofisticati computer, cercano di usare un’altra arma ancora più distruttrice: la manipolazione dell’informazione.

Siamo su Linkedin però e non vogliamo parlare di politica, ma di aziende. Come professionista mi è capitato in più di una occasione di assistere a riunioni dove si faceva di tutto per orientare una decisione piuttosto che l’altra ricorrendo a ‘name convention’ e aggregazioni create ad arte.

A questo proposito, ricordo i dati presentati in una famosa trasmissione da uno dei maggiori istituti di ricerca, raffigurati graficamente in un diagramma a torta. Riguardavano una ricerca demoscopica sul parere degli italiani riguardo all’invio delle armi in Ucraina.

Di solito,  se una domanda prevede come risposta un SI o NO si usa il verde per il SI e il rosso per il NO.

In questo caso, invece, hanno invertito i colori, fuorviando di fatto il lettore.

Sicuramente trattasi di daltonismo involontario, il problema però è un altro. Se proietto dati opinabili, le decisioni che prenderò avranno grandi probabilità di risultare errate. In questo caso, per esempio, risulterà difficile, se non impossibile, discutere di pace depositando sul tavolo delle trattative delle armi in segno di pace.

Forse dovremmo ricordarci il finale del film in cui, davanti ai multischermi che simulavano i risultati delle varianti ‘what-if’ in variopinte mappe geografiche, Joshua trae la sua ineluttabile conclusione valida anche oggi.

«Strano gioco. L’unica mossa vincente è quella di non giocare». Aggiungerei: …e di mostrare correttamente i dati.

 

@Ezio Aprile

#management #wargames #innovation4value